Il sé della rosa
IL Sé DELLA ROSA
Stampa da negativo colore
2010
Gertrud Stein scelse per la propria sepoltura un epitaffio perfetto: “Una rosa è una rosa è una rosa”. Il coraggio di una tautologia è l’esaltazione piena del simbolo il quale non è mai solo allegoria, discorso che nasconde altro – decifrabile con erudizione e dialettica – ma è l’altro racchiuso, “ficcato” nel se medesimo della figura simbolica, è, per l’immagine, un essere sé stessa ma investita di una potenza superiore: E’ l’arcano che si dice tutto ai sensi e all’intelligenza sottile, “noetica”. Le rose fotografate da Patrizia Piccino sono appunto una “tautegoria” poetica, un rimandare alla propria potenza evocativa, un ribadirsi come cifra di un invisibile, tutto esposto nella pura e semplice visibilità dei fiori.
 
E questo anche perché se la pittura verista e iperrealista, fino a noi, tenta un confronto agonico con le possibilità della fotografia, volendola vincere in esuberanza e perfezione di dettagli, l’arte fotografica di Patrizia si fa simile alla pittura, evita il gioco inutile e cieco della resa fedele del concreto e accetta quello più attinente all’arte che è la trasfigurazione del sensibile, la distruzione alchemica di tutto ciò che gli occhi vedono – banalmente, ferialmente – per farlo risorgere nuovo, avvolto in un aura. Ed è per questo che il sacrificio del reale si compie, nella Piccino, con l’attesa dell’alone luminoso, atmosferico che imbeva i petali carnosi e vellutati dei suoi fiori recisi e li faccia rivivere con possibilità tattili impensate. Come i fiori emblematici e araldici della pittura medievale e rinascimentale, come le natura morte del Sei-Settecento, come le ninfee di Monet, queste corolle commoventi sono, infine, più di se stesse, sono mazzi odorosi di vita arcana, segni di splendore e caducità, di finitudine e pienezza. Rimandano, soprattutto, a un passato non rammemorabile, a una nostalgia dell’eterno, a ciò che lascia nel cuore, nel centro, sempre, meravigliosamente, dolorosamente la bellezza.
 
Alessandro Giovanardi